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“Retribuzioni e pensioni: riflessioni sul divario di genere”: incontro a Bolzano per parlare di disparità tra uomini e donne

Il gender gap retributivo e pensionistico è stato il tema dell’incontro che si è svolto quest’oggi a Palazzo Widmann a Bolzano, dedicato a “Retribuzioni e pensioni: riflessioni sul divario di genere”.

L’evento, organizzato da INPS in collaborazione con Pensplan Centrum S.p.A. nell’ambito delle iniziative nella settimana della Giornata internazionale della donna, è stato un’occasione per riflettere e sensibilizzare i cittadini sul tema delle disuguaglianze di genere.

A discuterne, dopo il saluto introduttivo del Presidente della Provincia autonoma di Bolzano, nonché Assessore regionale alla previdenza complementare, Arno Kompatscher, sono stati la presidente di Pensplan Centrum S.p.A., Johanna Vaja, la Presidente del Comitato Unico di Garanzia INPS, Maria Giovanna De Vivo, unitamente alle Presidenti dei Comitati per l’Imprenditoria femminile presso le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trento e Bolzano, rispettivamente Claudia Gasperetti e Marina Rubatscher Crazzolara con le conclusioni della Vicepresidente INPS, Marialuisa Gnecchi.
Ha moderato l'incontro Alberto Faustini, direttore de L'Adige e dell'Alto Adige. 

Il Presidente della Provincia autonoma di Bolzano e Assessore regionale alla previdenza complementare, Arno Kompatscher ha salutato con favore l’iniziativa, ritenendo fondamentale il lavoro di sensibilizzazione e ringraziando quindi i due enti organizzatori. “La disparità nella divisione dei ruoli nella nostra società porta a gravi squilibri tra i curricula lavorativi di uomini e donne, con conseguenze in termini retributivi e pensionistici. Risulta importante un cambio di prospettiva, accompagnato da strumenti concreti che aiutino le donne a costruire la propria stabilità economica anche a lungo termine. Con questo in mente abbiamo riformato i contributi a sostegno della previdenza complementare e obbligatoria nei periodi di interruzione dell’attività lavorativa per compiti di accudimento.” – spiega Kompatscher.

La Presidente di Pensplan Centrum S.p.A., Johanna Vaja, ha affrontato il gender gap relativamente alle pensioni, partendo dai dati della previdenza obbligatoria. Questi mostrano come le differenze siano ancora oggi molto rilevanti: 1.916 euro/mese è la pensione media maschile in Trentino, 1.661 euro/mese in Alto Adige, contro gli 808 euro e 804 euro al mese di quella percepita dalle donne rispettivamente in Trentino e in Alto Adige per quanto riguarda il lavoro dipendente del settore privato. La situazione non diventa molto più rosea guardando i dati del settore pubblico, dove la pensione media percepita dalle donne è il 33% in meno rispetto a quella dei colleghi maschi in Trentino e il 31% in meno in Alto Adige. Il lavoro autonomo registra dati ancora penalizzanti per le donne, con un importo dell’assegno pensionistico percepito rispetto agli uomini tra il -42% in Trentino e il -37% in Alto Adige.

Analizzando il dato relativo alla previdenza complementare, la disuguaglianza di genere rimane ancora molto evidente. Il saldo delle posizioni maturate nei fondi pensione convenzionati con Pensplan (Laborfonds, Plurifonds, Raiffeisen Fondo Pensione Aperto e Pensplan Profi) mostrano una differenza fino al 38% tra aderenti maschi e femmine, nuovamente a sfavore di quest’ultime. Al momento dell’erogazione della prestazione ciò si traduce in una pensione complementare ancora una volta più bassa per le donne.

“Rimane molto da fare per ovviare a questo divario di genere” – sottolinea la Presidente di Pensplan Centrum S.p.A. e aggiunge come per Pensplan da anni le donne risultino target privilegiato delle campagne di informazione e sensibilizzazione, quali soggetti economicamente spesso più fragili e quindi bisognosi di un’adeguata copertura previdenziale, anche attraverso la costituzione di un secondo pilastro tramite l’adesione a un fondo pensione.

“Nel corso della pandemia – ha osservato Maria Giovanna De Vivo, Presidente CUG - INPS ha sperimentato il lavoro agile con modalità che hanno garantito alle lavoratrici e ai lavoratori dell’Istituto la possibilità di conciliare vita lavorativa ed esigenze familiari, senza penalizzare il lavoro ordinario, l’erogazione delle prestazioni aggiuntive correlate alla pandemia e la necessità di risposte efficaci agli utenti.

Il tema delle differenze di genere e della partecipazione al lavoro del mondo femminile è sempre più un tema di attualità. Anche il G20 dello scorso luglio si è occupato di gender quality, tracciando una road map con obiettivi di politiche per la valorizzazione dei talenti e per l’incremento della presenza femminile nel mondo del lavoro. I dati ci mostrano che a livello nazionale il divario retributivo è significativo, come del resto in questa realtà territoriale. In provincia di Bolzano, ad esempio, il livello retributivo medio annuale maschile nel settore privato ammonta a circa 26mila euro mentre quello femminile a poco più di 16mila euro. In Trentino, che complessivamente ha delle retribuzioni più basse, più simili a quelle nazionali, la differenza permane. Il lavoro maschile nel settore privato è retribuito in media con circa 24mila euro all’anno mentre quello femminile si arresta a circa 15mila euro annuali.

Differenze – ha concluso la presidente del Comitato Unico di Garanzia INPS – che si ritrovano tutte anche nel settore del pubblico impiego. A livello nazionale, infatti, le donne guadagnano circa 28mila euro all’anno, i maschi 38mila. In Alto Adige le retribuzioni sono più elevate, ma la differenza di genere è senz’altro significativa: 45mila euro all’anno per gli uomini contro 31mila per le colleghe donne. In Trentino la distanza di genere è più simile a quella a livello nazionale. La retribuzione media nella pubblica amministrazione, infatti, ammonta a 38 mila euro all’anno per i maschi contro i 26mila euro pro capite annuo per le donne.”

Le Presidenti dei Comitati per l’Imprenditoria femminile presso le Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trento e Bolzano, rispettivamente Claudia Gasperetti e Marina Rubatscher Crazzolara, hanno portato l’attenzione sul mondo dell’impresa con un focus dedicato ai progetti volti allo sviluppo dell’imprenditoria al femminile in entrambe le province e alla necessità di politiche che valorizzino e sostengano il lavoro in proprio delle donne, che porta sviluppo economico, occupazione, aumento del PIL e contribuisce alla sostenibilità pensionistica. La decrescita demografica e una pensione inadeguata non sono problemi delle donne, ma sono criticità del sistema da affrontare in rete, per costruire un nuovo sistema adeguato alle sfide del tempo, dove il mercato richiede competenze sempre più trasversali, creative, tecniche, digitali, di autonomia e responsabilità nel mondo del lavoro, che le donne imprenditrici e le libere professioniste al momento stanno dimostrando di possedere.

A conclusione dei lavori la Vicepresidente INPS, Marialuisa Gnecchi, ha osservato che “senza una reale condivisione tra uomini e donne delle responsabilità familiari, e di conseguenza dei lavori di cura, non si risolveranno i problemi che penalizzano le donne nell’occupazione, nelle retribuzioni, nella possibilità di carriera e di conseguenza nelle pensioni. Servono più servizi alle famiglie, che diventano anche posti di lavoro qualificati, asili nido, scuole per l’infanzia e scuole primarie a tempo pieno; centri diurni per anziani e servizi per tutte le età”.

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